Divinazione e Spirito Pitone
Chi era Pitone? Nella mitologia greca, rappresentava un drago (o un serpente) terribile che secondo alcuni stava sulla Terra per uccidere Apollo (o il contrario?). Era un mostro per le sue dimensioni. Pitone custodiva l’oracolo di Delfo e, sempre secondo il mito, questa divinità femminile, per alcuni Gea, ossia la Terra, per altri la figlia Themis, viveva proprio a Delfi, dove si trovava la fonte di Castalia, circondata dalla foresta di allori.
Apollo riuscì ad uccidere Pitone e lasciò che marcisse sotto il sole. Qualcuno dice che da qui deriva il nome perché pyzein, pitone, significa imputridire. Dopo averlo ucciso, Apollo rivestì il trono con la sua pelle, si impossessò dell’oracolo e nominò la sacerdotessa Pizia, ossia Pitonessa. Questa sacerdotessa giocava un ruolo importantissimo e le sue profezie avevano una ripercussione su tutta la vita sociale, politica e religiosa dell’antica Grecia. L’oracolo di Delfi era considerato il centro del mondo. Per questo, più di una volta, abbiamo detto che la divinazione era un atto sociale.
Perché questo luogo era considerato il centro? Una leggenda racconta che Zeus aveva liberato due aquile dai poli opposti della Terra e voleva che si incrociassero nel centro. Si incrociarono su Delfi dove Zeus nascose una pietra miracolosa e dove fu costruito il famoso Tempio di Apollo che ospitò l’oracolo. Ma con la conquista dell’imperatore Teodosio, l’oracolo non parlò più, perché fu distrutto il tempio e tutto quello che conteneva. Iniziava una nuova era.
Ritornando a Pitone: vi dicono niente i giochi pitici? In pratica possiamo considerarli i predecessori, un anticipo diciamo così, dei giochi olimpici.
La competizione avveniva ogni quattro anni (anche se all’inizio ogni otto) e indovinate dove si celebravano?
Proprio nel tempio perché nell’uccidere Pitone, Apollo aveva compiuto un sacrilegio e quindi, per purificarsi, fu costretto ad istituire i Giochi Pitici, in onore al serpente/drago e a presiederli.
Poi, qui subentra un altro dio: Pan. Il dio pastore ma anche il dio da cui viene la parola panico.
Infatti, guai a disturbarlo, le urla erano terrificanti, senza parlare del suo aspetto.
Questo dio era legato non solo alla Terra ma anche alla Luna. Partecipò alla guerra decennale, la famosa Titanomachia, tra Zeus e gli dei dell’Olimpo contro Crono e i Titani e, sconfitti, furono costretti a rifugiarsi in Egitto sotto sembianze di animali per non essere riconosciuti. Pan si trasformò per metà in pesce e si nascose nel mare.
Come detto, Pan aveva un aspetto orribile con un volto barbuto e mostruoso, gambe e piedi che in pratica erano zampe con zoccoli, con busto umano.
Era anche il dio della masturbazione, della violenza sessuale e non fu difficile nel Medioevo rappresentarlo come Satana.
Apollo dovrà ricorrere proprio a lui per apprendere i segreti della divinazione.
Il suo tempio era luogo di pellegrinaggio.
Migliaia di persone ricorrevano all’oracolo tanto che era considerato il tempio più importante, nel suo velo d’impenetrabilità, anche di ambiguità, oltre che di enigmi.
C’è una connotazione interessante perché secondo alcuni studiosi la parola oracolo non è solo la risposta a qualcosa che deve avvenire ma, nel pronunciarla, la profezia già accade.
La parola crea come si dice nella cultura ebraica. Ricordiamo che Dio disse e tutto fu, come leggiamo nel libro della Genesi.
Questo aspetto lo ritroviamo anche nella cultura egiziana, in Mesopotamia oltre che a Delfi naturalmente.
Il Pitone Spirito, non lo troviamo soltanto nlla cultura greca, ma nella mitologia di altre civiltà.
E non è un caso che il Pitone di Delfi sia rappresentato anche come drago, perché la funzione simbolica è la stessa: il veleno del serpente è come il fuoco del drago. Pensate alla cultura cinese dove spesso il serpente è anche il drago o al dio serpente degli Aztechi che ha ali di drago, come anche il serpente piumato dei Maya.
Nell’antica Grecia così come nell’antico Egitto, il veleno del serpente poteva uccidere ma anche guarire. Fino a donare l’elisir dell’immortalità ed una coscienza espansa.
Anche nell’antica Roma il serpente era considerato in maniera benevola, un protettore.
Il serpente, nell’antichità era il simbolo per gli iniziati ai misteri, al mondo della chiaroveggenza, al divinatorio.
E non è un caso che Giovanni Battista chiami vipere questi iniziati. Perché questa pratica era assai diffusa tra i farisei e i Sadducei.
Con la venuta di Gesù, l’iniziazione cambia, il serpente è il nemico, non è più da innalzare come leggiamo nel vangelo di Giovanni: “Come Mosè innalzò nel deserto il serpente, così che sia innalzato il Figlio dell’Uomo”.
Innalzare il serpente era come una specie di ex voto.
La simbologia del serpente la ritroviamo a tutto campo nella cartomanzia.
A Parigi come a Madrid troviamo due dipinti importanti. Uno è di Delacroix: Apollo vincitore di Pitone.
Una grande tela realizzata a metà del 1800 di otto metri per sette e mezzo, applicata al muro e che si trova nel Louvre.
Nel quadro vediamo Apollo sul carro e Diana che gli offre la faretra. Pitone ormai è sconfitto.
Il movimento che si avverte delle acque richiama il Diluvio universale, porta con sé cadaveri ed Ercole è pronto a distruggere i mostri insieme a Minerva e a Mercurio.
Apollo viene incoronato ed Iride, dispiegando le ali, ne conferma la vittoria.
Non è un caso che questo dipinto, proprio per l’eccesso di colorazione, ossia il cromatismo, richiami un altro pittore: Peter Paul Rubens. Uno dei più grandi maestri del Seicento.
E di questo autore possiamo contemplare Apollo e il pitone conservato nel museo del Prado a Madrid. Nel dipinto, Apollo distrugge il terribile Pitone per liberare Andromeda che era una vittima in più del mostro.
Qui la scena è meno cruenta con finale amoroso perché Cupido scocca una delle sue frecce.
Per terminare (si fa per dire!) ricordiamo che la carta del Serpente, nella cartomanzia, ha una connotazione negativa, rappresenta una minaccia silente: qualcuno ostile (un amico, un parente…) ma che possiede un gran magnetismo.