Abete bianco e divinazione.
Gli abeti (nome scientifico Abies) sono alberi sempreverdi e ne troviamo una cinquantina di specie differenti. Appartengono alla famiglia delle Pinacee e non bisogna confonderli con i pini. Anche questi ultimi, infatti, sono della famiglia delle Pinacee però hanno altre caratteristiche.
L’abete bianco (Abies alba) è conosciuto anche con il nome di abete comune. È una pianta tipica dell’emisfero boreale. Soprannominato principe delle foreste per la sua altezza.
Infatti, può raggiungere i sessanta metri. Esattamente come il famoso abete di Lavarone che è stato abbattuto dal vento, quattro anni fa, ed era alto 50 metri e aveva una circonferenza di quasi cinque metri. Dai semi si ricava un olio e dalla corteccia, la cellulosa.
Grazie alla sua altezza, nel passato, i tronchi erano usati come alberi maestri nella costruzione delle navi.
I frati e i monaci invece preparavano dei liquori con gli estratti della pianta. Ricordiamo a tal proposito la Gemma d’Abeto di fra Agostino Martini del convento di sant?agata del Mugello e della Lacrima d’abeto dei monaci di Camaldoli.
Dall’abete bianco si ricava anche una trementina per le vernici. Da questo albero maestoso si ricava anche il miele.
Anticamente si spalmava la linfa dell’abete bianco con dell’olio per evitare l’insorgere delle smagliature.
Che ha a che fare questa pianta con la divinazione?
Iniziamo con il dire che all’abete bianco è associato l’elemento Terra e la speranza.
Come dice un antico detto: la speranza è il solo bene che è comune a tutti gli uomini, e anche coloro che non hanno più nulla la possiedono ancora. Pare che questa frase sia di Talete.
Anticamente era l’albero delle nascite. Quando nasceva un bambino, il villaggio si riuniva intorno ad un abete bianco. La celebrazione della nascita, in realtà, era legata a quella della fertilità, della buona salute e difesa.
A proposito di difesa, non è certo un caso che durante la Festa Bella di Spelonga, si celebri l’abete bianco in ricordo della Battaglia di Lepanto. Una celebrazione che dura ben tre giorni e che si ripete ogni tre anni.
Il principe dei boschi è strettamente legato alla vita e all’immortalità.
Corrisponde al segno dei Gemelli, della creatività, dell’intelligenza.
Era l’albero sacro di Artemide, protettrice delle nascite, come abbiamo accennato sopra.
Si donava un ramo di questo albero alle partorienti, in segno di buon auspicio.
Alcune popolazioni nordiche lo consideravano l’albero cosmico.
Altre, pensavano che in cima all’abete bianco vivessero gli sciamani.
Oppure, si bruciavano dei rami nelle case dove c’erano dei malati gravi.
Il fumo che emanava scacciava gli spiriti cattivi e la pianta ristabiliva così il benessere in tutta la casa.
La cenere poi veniva posta in alcuni sacchetti da portare al collo o al petto, per favorire la sessualità e la fertilità.
Poesia di Gianni Rodari
L’abete
Chi abita sull’abete
tra i doni e le comete?
C’è un Babbo Natale
alto quanto un ditale.
Ci sono i sette nani,
gli indiani,
i marziani.
Ci ha fatto il suo nido
perfino Mignolino.
C’è posto per tutti,
per tutti, c’è un lumino
e tanta pace per chi la vuole,
per chi sa che la pace
scalda anche più del sole.