Gli alfabeti planetari
Quando parliamo di alfabeto, subito ci vengono alla mente lettere come a, b, c.
Che cos’è l’alfabeto?
Come dice il dizionario enciclopedico Treccani, l’alfabeto è un complesso di segni, ciascuno dei quali indica un suono consonantico o vocalico di una lingua determinata o di un gruppo di lingue (quando invece un segno è simbolo di una cosa, di un’idea o di una sillaba, si parla di scrittura ideografica o rispettivamente sillabica); tali segni costituiscono di regola un sistema organico all’interno del quale le singole lettere, nella elencazione orale o scritta, si susseguono secondo un ordine progressivo fisso, a, b, c, ecc., detto appunto ordine alfabetico (ciò che ha reso possibile, tra l’altro, nei tempi in cui non erano ancora in uso i segni numerici, la rappresentazione dei numeri con lettere dell’alfabeto).
Ha un ordine, dunque.
Ma come è iniziata questa meravigliosa avventura delle lettere?
Come è stato pianificato l’ordine di esse?
Perché esistono tante lingue diversi alfabeti?
È mai esistito un unico alfabeto e un linguaggio planetario?
L’alfabeto viene dal cielo?
Quante domande!
Proviamo a riflettere su alcune, almeno.Il cielo è pieno di segni, di forme di numeri e d molto altro.
Tutto quello che sta in cielo è in relazione alla Terra e agli esseri viventi.
Basta pensare ai giorni della settimana, alle parti dell’anima, agli orifizi del volto.
Un numero che ha a che fare, il sette, con i pianeti. Con gli angeli menzionati nel libro di Enoc: Michele, Gabriele, Samaele, Raffaele, Sachiele, Anaele, Cassiele. E con i loro sigilli.
L’alfabeto è iniziato tra i pianeti?
Perché in alcune culture hanno raggruppato le vocali e le altre lettere in un determinato modo e in altre no?
Poi, perché alcune si leggono da destra a sinistra e altre all’inverso?
Le prime lettere degli alfabeti antichi avevano delle forme precise. Quelle delle costellazioni. Basta pensare alla Alef, dell’alfabeto semitico, che somigliava alla testa di un toro.
Praticamente, gli alfabeti vengono dal cielo, dall’osservazione delle costellazioni.
Se tornassimo indietro di due ere astrologiche, potremmo vedere i nostri antenati scrutare la volta celeste. E, potremmo comprendere anche l’eclittica che le vedevano.
Ricordiamo che l’era astrologica è costituita da duemila centoquarantotto anni.
Ebbene, erano capaci d’interpretare l’alfabeto planetario e misurare la volta celeste senza gli strumenti che abbiamo oggi.
Queste conoscenze venivano trasmesse in codici segreti, perché considerate mistiche.
E, attraverso l’alfabeto, si tramandava la conoscenza.
Una cosa straordinaria, davvero.
Ci si può chiedere se mai sia esistito un alfabeto planetario.
Se sì, questo implica l’esistenza di una civiltà planetaria.
Dunque, se esisteva un alfabeto planetario, significa che c’era una sola lingua comune e non una “confusione” di lingue.
Infatti, si racconta nel libro della Genesi ma anche nel poema sumerico del Signore di Aratta, nel libro dei Giubilei e negli Oracoli sibillini, che le lingue, a un certo momento, si confusero.
Nella Bibbia è scritto espressamente che “tutta la terra aveva una sola lingua e usava le stesse parole“.
Chissà se mai si arriverà a una lingua interplanetaria per poter comunicare con civiltà intelligenti sparse tra le stelle…