Bologna e Tarocchi
Sono sempre più i ricercatori che legano la città di Bologna ai Tarocchi fino a rintracciare qui l’origine di questo gioco.
Sappiamo che i Tarocchi sono un mondo tutto da scoprire e la cartomanzia è un fenomeno in ascesa.
Il Tarot si offre come strumento non solo di divinazione ma anche di autoconsapevolezza.
In esso si rintracciano caratteristiche legate al mondo mitologico, religioso, filosofico, sociale, psicologico, antropologico e artistico.
Già il Sommo Poeta parlava della Sibilla, con riferimento alla sua guida, ossia Virgilio.
Il linguaggio simbolico, gli enigma appartengono alla storia dell’umanità da sempre.
E, da sempre, c’è stato bisogno di qualcuno per poterlo decifrare.
Bologna ha segnato un luogo importante, a quanto pare, non solo per la sua università ma anche per quanto riguarda i Tarocchi.
Forse per essere anticonformista perché sappiamo benissimo che il gioco dei Tarocchi non è un semplice diletto.
Il limite con l’eresia era davvero sottile.
La divinazione era demoniaca. Entrare nel mondo dell’esoterismo era alquanto pericoloso, una sfida aperta. Non si poteva interpellare il futuro né praticare certe arti.
E, nonostante il divieto, la cartomanzia ha acceso la sua scalata.
Non ti curar di loro ma guarda e passa. Questo è stato il suo motto a quanto pare.
Fino a trovare casa negli affreschi dei palazzi signorili, in pieno rinascimento.
Però Bologna non crea solo una università ma anche il suo tarocco. Uno tutto suo di sessantatre carte. Il numero degli arcani maggiori rimane sempre quello, cambia il numero dei minori che sono quaranta, a cui si aggiunge un jolly. Il famoso Tarocchino.
Un mazzo antichissimo che risale all’inizio del XV secolo o forse anche prima.
Gli arcani minori seguono la successione a noi nota. Mentre, negli arcani maggiori mancano alcune figure come quella della Papessa e dell’Imperatore.
Troviamo invece le figure dei Mori e non tutti sono numerati, come le cinque carte d’inizio e di fine.
Dunque, esiste una ipotesi che il gioco dei Tarocchi sia nato in Italia.
Tale teoria è sostenuta da differenti studiosi che, attraverso dei documenti, hanno messo in luce questo fenomeno.
Conosciuti come i Trionfi, queste carte erano dipinte a mano ed erano diffuse tra le signorie del tempo, anche se all’inizio non si avevano certe regole nel mazzo, come noi oggi lo conosciamo.
Non solo si commissionavano le lame agli artisti del tempo, ma si redigevano manuali che accompagnavano il mazzo e ne spiegavano l’uso.
Veri lavori di miniatura di un certo valore. Chiaramente, insieme ai mazzi di prestigio, c’erano anche quelli più poveri, diciamo così.
Se a Bologna risiede la culla dei Tarocchi, sempre nella stessa città si trova il primo braciere.
Infatti, in piena quaresima del 1423, furono bruciati questi mazzi di carte e insieme ad essi altre cose considerate diavolerie. I giochi d’azzardo erano osteggiati e le osterie che li ospitavano erano numerose. Gente che veniva da tutte le parti, studenti, viaggiatori, si dilettavano con simili passatempi.
Chiaramente le case aristocratiche non erano da meno, anzi.
Ma se cancellare dalla città il gioco dei Trionfi era alquanto arduo, allora bisognava trovare un’altra soluzione. Mettere una tassa. E così le autorità ecclesiali misero un tributo da riscuotere su tutte la carte da gioco.
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