Cartomanzia Osho Nessuna Cosa
Seguiamo il nostro discorso con il mazzo dei Tarocchi Zen. Ventidue carte che rappresentano un viaggio spiritale e archetipi. Ricordiamo che la prima carta è quella del Maestro e indica la trascendenza. Non ha numero.
L’arcano maggiore numero 5 si chiama Nessuna Cosa.
Qui, Nessuna Cosa, sta per nulla ossia per tutto il possibile e non per il termine niente.
È una bellissima carta che anima e non disorienta. È la possibilità nella possibilità stessa.
Significa stare sospesi nell’universo, in questa creazione tanto meravigliosa quanto grandiosa. Dove tutto ci è stato donato. Perciò non serve preoccuparsi, né vivere stressati o terrorizzati. Nel vuoto assoluto, dove si sperimanta il dono.
Riportiamo un racconto che può aiutarci a riflettere e aa comprendere che il nulla e il niente non sono la stessa cosa.
C’era una volta un uomo che sempre si lamentava.
Non passava giorno senza un lamento.
E di che si lamentava?
Diceva che a lui non era stato donato niente. Viveva nel vuoto più assoluto.
Nemmeno una casa, nemmeno una famiglia. Niente di niente.
Una cantilena continua che ripeteva tra sé e sé e che ripeteva con chiunque.
Un giorno, sentì parlare di una montagna magica che svelava tutti i segreti.
Decise di andarci.
Camminò e camminò così tanto che ebbe la possibilità di allungare anche le sue lamentazioni.
infatti si erano aggiunte quelle della strada che stava percorrendo, dei sassi che lo molestavano e della stupidaggine di una montagna magica.
Da quando le montagne erano magiche?
Si era lamentato così tanto che non si era nemmeno accorto del paesaggio meraviglioso, di tutti gli alberi e dei fiori che si trovavano lungo il cammino.
Infine, giunto sull’altura, non trovò nessuno. Il deserto assoluto, altro che magia!
Almeno così la vedeva.
Immaginate la scena. Immaginate pure la cantilena. Un tomo di lamentazioni.
Però, era tanto stanco che non voleva scendere.
Pensò allora di fermarsi un poco e riprendere fiato.
Già perché di fiato ne aveva sprecato davvero tanto per lamentarsi.
Mentra stava così seduto e in silenzio, si addormentò.
Quando si risvegliò, si sentì alquanto strano.
Aveva fatto un sogno incredibile. Aveva sognato un vecchio saggio che gli aveva detto di stare in silenzio. Almeno nel sonno.
Già, perché, incredibile a dirsi, si lamentava anche quando dormiva. Lo sapeva solo lui come faceva.
Quella notte non si lamentò. E non si lamentò nemmeno quando si risvegliò.
Per la prima volta si accorse della bellezza del luogo, del cielo splendido e di quel sole che donava calore.
Decise di rimanere lì ancora un poco.
In realtà, trascorsero tre giorni. Rimase sulla montagna per tre giorni. Si nutrì con i frutti che trovò, bevve l’acqua di un ruscello che si trovava non lontano e finalmente riposò veramente.
Riposò il suo corpo, la sua lingua e tutte le parole. Una vera magia.
Allora comprese che niente e nulla non sono la stessa cosa.
E che quel vuoto apparente, solitudine e quel deserto gli avevano donato tantissimo.
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