Abbiamo più volte provato a scoprire la vera origine dei Tarocchi e spiegarvi l’arte dei consulti di cartomanzia. Possiamo garantirvi, all’inizio di questo articolo che è pressoché impossibile. La cartomanzia è addirittura attribuita agli antichi egizi. E non possiamo negarvi che una certa analogia tra gli Arcani maggiori e i geroglifici. Altri hanno riscontrato notevoli somiglianze con i giochi orientali ma secondo noi è più probabile che la cartomanzia abbia trovato origine in età medievale, in stretto rapporto con le tecniche dell’Arte della memoria, anche se hanno poi trovato un’applicazione più strettamente ermetica solo in periodo rinascimentale.
A dirla tutta non siamo neanche riusciti a scoprire e accertare che gli Arcani maggiori e gli Arcani minori siano stati creati separatamente e uniti solo in seguito in un mazzo unico, oppure siano stati pensati direttamente come mazzo unico. Per quanto ci è possibile cercheremo di fornire un’ipotesi plausibile sull’origine dei Tarocchi, e mostrarne, secondo un puro ordine cronologico, lo sviluppo fino ai nostri giorni.
Abbiamo trovato una enorme quantità di volumi sui Tarocchi, le notizie riguardanti le origini sono frammentarie, se si escludono le ipotesi (quelle davvero fantastiche) di alcuni occultisti.
L’ipotesi di una origine zingaresca, che a prima vista potrebbe riuscire accettabile, è ormai discutibile se si tiene conto dei documenti dell’Inquisizione nei processi contro gli zingari: pur essendo accusati di praticare l’arte della divinazione, non vengono mai nominate le carte.
L’uso puramente divinatorio risale a non prima della fine del XVIII secolo. Uno dei primi a formulare un’ipotesi che secondo noi abbia una “scintificità” più concreta fu Court de Gebelin. Nel volume Le monde primitif (1871), egli fornì una curiosa argomentazione a favore dell’origine egizia dei Tarocchi. Il Gebelin affermò che gli Arcani maggiori erano i resti di un antico libro egizio, Il Libro di Thoth, salvatosi dall’incendio che distrusse i templi. I Tarocchi erano pertanto un’allegoria della religione egizia in segni geroglifici e nello stesso tempo un libro sulla creazione del mondo, a partire da Thoth. Questo libro perduto era poi stato introdotto in Europa dagli zingari, che, secondo Gebelin, non erano altro che una tribù di antichi Egizi. Egli riteneva cosi di aver risolto il mistero delle origini, mediante un’ipotesi suggestiva ed esotericamente allettante. Infatti, collegnado i Tarocchi alla sapienza egizia aveva innestto quest’arte nel filone ermetico, conferendole la dignità che ancora le mancava.
Quasi tutte le notizie pseudostoriche si fondano sulla testimonianza di Gebelin: egli si può considerare il legislatore originario che ha fornito organicità a tutta la materia, dandole completezza e rigore.
Tutti i testi posteriori, anche se non furono completamente d’accordo, si servirono delle indicazioni fornita da Gebelin per costruire le loro ipotesi. Il suo tentativo, pur se discutibile, condizionò talmente le mente dei posteri, da essere trasformato in un dato storicamente accertato.
Poiché non avevamo intenzione di scrivere una storia della Cartomanzia, ma semplicemente delineare le tendenze interpretative che hanno condizionato i mazzi attualmente in commercio, ci siamo limitati a un breve exursus, con ampi vuoti. Ed è per questo che non abbiamo parlato di altri autori, che, sebbene autorevoli, come per esempio Crowley, hanno utilizzato mazzi di loro invenzione, e comunque totalmente estranei al campo tradizionale.
Il “marsigliese” è strutturato secondo una più antica iconografia italiana. In realtà, è però possibile adoperare qualsiasi altro mazzo di Tarocchi, fatta eccezione per i Tarocchi di tipo piemontese, in quanto le figure sono tagliate per comodità di gioco e mancano quindi della possibilità di “cadere” rovesciate.
L’intendimento di questo articolo è di imparare a conoscere se stessi mediante un antico gioco di carte, connesso alle tecniche medievali dell’arte della memoria. L’aspetto divinatorio appartiene a una fase successiva di questa via autoconoscitiva: conoscere se stessi vuol dire conoscere le proprie possibilità e i propri limiti.
Il destino inoltre non è sempre un caso cieco, me è spesso connesso con le nostre doti e capacità, è un karma che ognuno si porta dietro per tutta la vita e oltre.
L’arte della memoria, come vedremo, non solo insegnava ricordare la nostra vita, ma insegnava soprattutto a ricordare il nostro destino. Imparare a conoscere la magia delle immagini non è però compito di questo sito; se talvolta siamo stati costretti ad accennarvi è dipeso unicamente dallo sviluppo logico delle spiegazioni. Il nostro sito segue una struttura ben precisa, in base all’impostazione stessa dell’autore. Esso parte dalla conoscenza intuitiva dei simboli contenuti in un antico gioco di carte, che ciascuno è in grado di cogliere una volta che si è messo in sintonia con se stesso, per arrivare all’apprendimento di quelle tecniche occulte che, mediante l’assorbimento dei simboli stessi, sono in grado non solo di far comprendere l’Universo, ma addirittura di dominarlo. Chi è riuscito a imprimere in se stesso il mondo nella sua potenza è anche in grado di utilizzarne tutta la forza. Ma come abbiamo già detto, questa è un’altra storia.