L’Eremita Arcani Maggiori
Torniamo a parlare di precognizione, attraverso gli Arcani Maggiori.
Siamo al nono arcano, ossia quello dell’Eremita.
Rappresenta la ricchezza della solitudine, intesa come momento di riflessione e crescita, perciò non di esclusione e di amarezza.
Dipende sempre come la si vive, certo. Infatti ha detto Bernardo Bertolucci: “la solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista“.
Tanto è vero che se la si accosta al fatto di non poter contare su nessuno e sentirsi abbandonati, allora richiama il rifiuto e qualcosa di negativo.
Ma non c’è esperienza migliore, ci dice l’arcano, che apprendre a stare con se stessi.
Chi sa stare solo, è capace anche di stare in compagnia.
Questa carta ha un significato preciso ed è raffigurata da un uomo anziano che solo giunge su una montagna.
Il suo è un andare lento.
Appoggia la mano destra ad un bastone, come un patriarca. Richiama il bastone dei sette nodi, le colonne e le energie.
Nell’altra, ha una lanterna. La luce è una stella a sei punte, altro simbolo che richiama la sapienza di Salomone.
Può far pensare a Diogene e alla sua famosa lanterna che cerca l’uomo. Oppure a quella di Aladino che realizza tutti i desideri.
La mano sinistra, inoltre è simbolicamente associata al subconscio.
L’Eremita rappresenta il profondo rispetto per il passato. Simboleggia il cammino verso la vita ascetica, l’introspezione, la ricerca, la riflessione.
Ossia, è l’arcano del discernimento.
Altresì è segno di modestia perché come dice Socrate sa di non sapere.
Se studiata accuratamente, questa carta va oltre a ciò che appare.
Sembra l’impronta divina che ogni essere porta dentro di sé, ossia quella fiamma che brilla dentro di noi e desidera illuminare il cammino verso l’elevazione per uscire dal proprio egoismo.
RIchiama la conoscenza iniziatica, quella delle società segrete.
Il cammino che nella Massoneria comincia dall’inconscio personale, che se corretto permette di trovare l’essenza nascosta.
L’Eremita, pertanto, è colui che cerca l’anima e inizia un percorso. Trovando l’anima, ritrova se stesso.
Infatti, il numero nove è relazionato alla perfezione iniziatica.
Abbiamo detto che l’Eremita è associato al numero nove, ossia la numero detto perfetto totiente. Chiamato anche numero tau, idoneo, potente, palindromo.
Appartiene alle terne pitagoriche, fortunato. Detto anche il numero di Kaprekar e di Proth.
Simbolo dell’ennagono, della stella a nove punte, di nove elementi del corpo umano e dei mesi di gestazione. I nove cori angelici, simbolo dei miracoli, delle Muse, delle divinità della Grande Enneade. E’ il colore dell’oro, rappresenta la fase che precede la rinascita. E’ il numero di colui che deve apprendere a perdonarsi e a perdonare, affinché il suo dono sia totale e tutto si possa compiere.
Numero altresì relazionato alla Teth, la lettera che si trasforma in serpente, come il bastone di Mosè. Il suo valore ghematrico infatti corrisponde alla parola serpente.
L’energia che viene dal basso e s’innalza. Nella carta, c’è un serpente in basso, segno della consapevolezza. Ognuno è libero di scegliere, responsabile delle proprie azioni.
Altrettanto i sandali richiamano il cammino iniziatico e non alla povertà come si è soliti pensare.
La lettera Teth ha a che fare anche con il pettorale del sommo sacerdote e con gli strumenti della divinazione.
Infine, che cosa consiglia questo arcano?
Consiglia di riflettere bene prima di agire. Infatti, il suo simbolo esoterico è la prudenza.
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