In questo articolo parliamo delle foglie d’oro costruite dagli antichi egizi. Rintracciamo, partendo dalle fonti antiche, un prcorso che ci porta ai Tarocchi.
Fonti antiche
Secondo alcune fonti, già prima della V Dinastia (stiamo parlando del 2500 a.C.), gli egiziani sapevano produrre la foglia d’oro con lamine molto sottili.
Addirittura preparavano il pane aggiungendo la polvere d’oro.
Pratica che nel tempo si è diffusa anche nelle corti dei potenti d’Europa.
Tanto che la famiglia Medici, si racconta, mettesse dell’oro alle medicine per camuffarne il sapore.
Da qui sembra che venga l’espressione “indorare la pillola“.
Questo costume, in ogni caso, è giunto fino a noi: basta pensare all’abitudine natalizia di bere il prosecco con l’oro. Oppure, agli chef famosi che aggiungono la preziosa polvere ai loro elaborati .
Si tratta naturalmente di oro commestibile.
Siamo partiti dalle foglie d’oro degli antichi Egizi, però, ora passiamo a parlare di Tarocchi.
Secondo alcuni studiosi, tra cui Jean-Baptiste Alliette, in un suo libro edito quasi a fine del 1700, i primi maestri dell’arte dei tarocchi sono stati gli egizi.
Ovvero, maestri cartomanti leggevano le foglie d’oro, con incisi dei geroglifici, predicevano il futuro.
Prima che Alliette pubblicasse il suo manoscritto, l’archeologo Antoine Court de Gébelin, pubblicò un testo. Il mondo primitivo analizzato e comparato con il mondo moderno, ossia Le Monde Primitif analysé et comparé avec le monde moderne.
Ad un certo punto scrive: “Se ci apprestassimo ad annunciare che, ai nostri giorni, sussiste un’Opera degli antichi Egizi sfuggita alle fiamme che hanno distrutto le loro superbe biblioteche, un’Opera che contiene la più pura dottrina degli Egizi, chi non sarebbe impaziente di conoscere un Libro tanto prezioso, tanto straordinario! E se aggiungessimo che questo Libro è molto diffuso in gran parte d’Europa che da secoli va per le mani di tutti“.
L’archeologo si riferisce proprio al testo di chiromanzia.
Continua parlando di un mazzo di figure strane che non hanno senso e aggiunge: “Questo Libro egizio, il solo rimasto dalle loro superbe Biblioteche, esiste ai nostri giorni, e ciò che è più stupefacente, esso è talmente comune che nessuno, prima di noi, ne aveva intuito l’illustre origine”. Termina affermando che il “libro è il Gioco dei Tarocchi“.
Richiama il mazzo di matrice cabalistica in uso a quel tempo in alcune zone, ossia il Tarocco di Marsiglia.
Secondo Alliette i Tarocchi “furono ideati nel 2170 a. C. durante un convegno di maghi presieduto da Ermete Trismegisto” (di lui ne abbiamo parlato nell’articolo Come sopra così sotto).
Tecniche e interpretazioni delle foglie d’oro
Le foglie d’oro egiziane sono il frutto di differenti tecniche divinatorie, composte da 22 lame.
Vi faccio notare che l’alfabeto ebraico è formato da altrettante lettere e ne vedremo, in un prossimo articolo, la connessione .
Sono molto difficili da interpretare e bisogna essere degli esperti professionisti.
Troviamo le lame positive che sono sette: Nil, Mammisi, Harpocrates, Anouket, Nout, Constellation, Bennou.
Poi, quelle negative che sono sempre sette: Sekhmet, Sobek, Armée, Akerou, Apopis. Altre sette sono neutre: Mastaba, Nefertiti, Hatshepsout, Scribe, Akhenaton, Ba-Ka, Sycomore.
E tre richiamano la sorte: Pyramide, Naos, Croix de vie.
Origine del nome Tarocchi
Desidero aggiungere che, secondo alcuni studiosi, il primo nome di Tarocchi, almeno in Italia, è stato Trionfi, riferito forse ai carri trionfali nelle cerimonie carnevalesche del Medioevo e del Rinascimento. Sfarzosi e riccamente dipinti. Forse anche all’opera del Petrarca o agli affreschi di Palazzo Schifanoia.
Poi, sempre secondo questi ricercatori, si passa definitivamente alla parola Tarocchi.
Un collaboratore di Court de Gebélin, invece dice chiaramente che il termine viene da Ta-Rosh, una parola egizia che significa Tavole della Dottrina di Mercurio. Attinente a quell’Ermes tre volte grandissimo del quale più volte abbiamo citato.
Perché si parla di arcani?
Ovviamente, perché queste letture sono riservate solo ai maestri, agli esperti.
Il segreto è riservato a pochi e conservato in un posto sicuro, inaccessibile.
Nei tarocchi abbiamo gli Arcani Maggiori e gli Arcani Minori che si muovono in sinergia e che si intrecciano, diciamo così.
Infatti in quelli Maggiori possiamo rintracciare anche quelli Minori.
Per questo si dice Come sopra, così sotto.
Se gli Arcani Maggiori sono relazionati alle energie spirituali, con i loro numeri sacri 3 e 7, quelli Minori muovono le energie materiali e il loro numero è 4.
Conclusione
La cartomanzia va sorseggiata, è un’arte che si apprende con il tempo e con pazienza. E’ l’arte dei piccoli passi come direbbe il grande autore del Piccolo Principe: “Non ti chiedo miracoli o visioni, ma la forza di affrontare il quotidiano. Preservami dal timore di poter perdere qualcosa della vita. Non darmi ciò che desidero ma ciò di cui ho bisogno. Insegnami l’arte dei piccoli passi”.
Invito alla lettura:
https://www.quicartomanzia.it/cartomanzia-e-pandemia/
https://www.quicartomanzia.it/cartomanzia-e-coincidenze/